Quando vieni dal palco, hai una marcia in più.
Si dice che le tracce del destino di un essere umano debbano essere ricercate nei suoi primi anni di vita.
Non so quanto questo sia vero, sta di fatto che la musica è entrata a far parte della mia vita sin dai primi anni della gioventù.
Ho avuto la fortuna di crescere da ragazzino in una piccola frazione del Comune di L’Aquila, Paganica, alle pendici del Gran Sasso d’Italia, all’interno di una famiglia di artigiani e di un contesto parrocchiale sano: condizioni ideali affinché si manifestassero i primi segnali del mio talento musicale e del mio amore per la musica.
Una vecchia chitarra classica di mio padre ritrovata in cantina, ed il servizio di animazione liturgica nella mia parrocchia hanno contribuito ad alimentare in me la passione e la pratica musicale: una pratica d’insieme dove prima di tutto era fondamentale l’ascolto dell’altro, “sentire” gli altri per accordare il mio canto e la mia musica con loro.
E’ stato questo il periodo in cui ho imparato a prendermi le prime “responsabilità” perchè spesso suonavo da solo, e quando non ero solo cercavo di essere sempre il punto di riferimento per tutti.
Con il passare del tempo, ho sentito l’esigenza di affinare la mia preparazione musicale ed ho iniziato un percorso di studi, pubblici e privati, che mi ha portato a conoscere le fatiche e le soddisfazioni dello studio costante, sia strumentale che vocale.
La prima tappa di questo studio è stato il Diploma di Canto al Conservatorio “Alfredo Casella” di L’Aquila, che mi ha aperto per la prima volta le porte verso il mondo del Teatro e dell’Opera Lirica.
Da quel momento in poi, è stato un crescendo di incontri e di arricchimento umano e artistico: l’Opera Studio all’Accademia di Santa Cecilia di Roma con Renata Scotto e Cesare Scarton, l’Accademia Rossiniana di Pesaro con Alberto Zedda, l’Accademia del Belcanto di Martina Franca guidata da Alberto Triola, una tappa anche in Austria per approfondire lingua e repertorio tedesco all’Universität für Musik und Darstellende Kunst della città di Graz.
I primi ruoli sul palcoscenico: dal debutto con Guglielmo nel Così fan tutte di W.A.Mozart sotto la guida di Gianluigi Gelmetti, all’intrigante Macheath ne L’Opera da Tre Soldi di Kurt Weill messa in scena per il Circuito Toscano (Teatro Goldoni di Livorno, Teatro del Giglio di Lucca, Teatro Verdi di Pisa), fino all’intenso ruolo di Gennaro Jovine in Napoli Milionaria! di Nino Rota plasmato da un profondo lavoro di regia con Fabio Sparvoli; e poi tanti altri ruoli che mi hanno regalato il privilegio di lavorare con Damiano Michieletto, Daniele Abbado, Marco Gandini, Alessandro Talevi, Fabio Ceresa, diretto dal podio da Daniel Oren, Cristopher Franklin, Giuseppe Grazioli.
E poi la Musica Contemporanea. Tanta.
Perchè?
Beh, forse perchè da giovane ho avuto la fortuna di incontrare i giusti insegnanti che hanno plasmato la mia musicalità, rendendola particolarmente duttile: di questo debbo ringraziare, a vita, Sergio Rendine, Marco Zuccarini e Pietro Acquafredda, tre pilastri nei loro rispettivi settori (composizione, direzione d’orchestra, giornalismo musicale).
Grazie a loro, ho potuto affrontare con slancio le insidie insite in tante opere contemporanee: l’opera Jackie O di Michael Daugherty ed Il gatto con gli stivali di Marco Tutino, oltre alle prime esecuzioni assolute di La nave a tre piani di Carlo Boccadoro, Nûr di Marco Taralli, Frate Cipolla di Fabrizio Mancinelli, Le Falene di Daniela Terranova e Re Tuono sempre di Daniela Terranova.
E poi i Teatri, che sono pieni di infaticabili lavoratori e lavoratrici dediti al loro mestiere con un unico obiettivo: ricreare, ogni sera, la magia del Teatro per portare in scena il miglior spettacolo possibile .
Insomma, un percorso intenso che mi ha portato ad incontrare e conoscere persone con le quali ho parlato, cantato, studiato, riflettuto, pianto, sofferto e gioito: una sorta di famiglia allargata che mi ha saputo accogliere e che tuttora mi sostiene.
Col passare degli anni, sentivo che tutto ciò non era abbastanza per me: non potevo dedicarmi soltanto al palcoscenico, tralasciando tutto ciò che girava attorno al Teatro musicale e che, a mio parere, non stava girando per niente bene.
Dovevo assolutamente capire come stessero le cose; dovevo capire per quale motivo il mondo che accompagnava un’arte così affascinante fosse in completa decadenza salvo rarissime eccezioni che al contrario avrebbero dovuto essere la regola.
E così, ho iniziato a dedicare una parte della mia vita ad attività che fossero meno legate al palcoscenico e più focalizzate verso la costruzione di valore culturale: tappe di questo nuovo percorso sono state l’intenso impegno per la Candidatura UNESCO dell’Opera Lirica Italiana (tuttora in corso), poi la fondazione ed il lancio di ASSOLIRICA – Associazione Nazionale Artisti della Lirica.
Ma questo non era ancora sufficiente: dovevo andare a capire quali fossero le regole del mercato, le regole della vendita, i motivi per i quali un prodotto avesse successo mentre un altro andava in fallimento.
E per questo sono stati fondamentali gli anni trascorsi in Sky Italia nel settore vendite, dove ho acquisito competenze e vissuto esperienze che hanno integrato la mia formazione a partire dalla capacità di contrattazione fino ad arrivare alla gestione del lavoro in team orientato agli obiettivi. Altrettanto importante è stato poi l’incarico in Iliad, un’azienda giovanissima che ha rivoluzionato il mercato della telefonia mobile con una strepitosa strategia di marketing, che ho avuto la fortuna di seguire da vicino.
Insomma, un percorso lontano dal palcoscenico che è stato tutto rivolto al sogno, mai nascosto, di poter avere un giorno la possibilità di guidare un Teatro, come Direttore Artistico o addirittura come Sovrintendente.
Cariche per le quali non è sufficiente essere stato artista: c’è bisogno di competenze nel settore del management culturale, inteso come marketing, relazioni istituzionali, lungimiranza artistica e concretezza aziendale.
Mai come in questi ultimi dieci anni ne abbiamo sentito la mancanza.
Dunque il mio viaggio continua.
Con impegno, con costanza, e con un sogno da inseguire come quel giorno ormai lontano del giugno 2000 quando, per la prima volta, aprii tra le mie mani uno spartito di canto.